lunedì 24 gennaio 2011

L'effetto contrario del Rubygate

Del Rubygate credo che ne abbiano parlato in tanti, anche in troppi. Personalmente ognuno può fare quel cazzo che gli pare purché quel cazzo che gli pare non pregiudichi le prestazioni nell'ambito lavorativo, in particolar modo nel settore Pubblico (di quello con la P maiuscola, mica i dipendenti dell'Inps). Che poi un politico, ergo personaggio pubblico, debba essere moralmente e penalmente degno di questo nome è un'altra cosa (e non mi ci voglio neanche entrare per evitare di fare discorsi banali)*
Dicevo del Rubygate che ha sortito l'effetto contrario di quello sperato da stampa e pseudo opposizione. È vero che un italiano su due è dell'idea che il nanetto debba dimettersi, ma è anche vero che sembra che non abbia perso alcun voto (avrei un parere sul perché, ma me lo tengo). Ma non è questo che intendo con l'effetto contrario. Se qualcuno ci ha fatto caso sui giornali è fiorire di donne che dicono di essere state alle feste ad Arcore, a momenti c'è la gara a chi ha avuto più presenze/inviti e di chi ha ciucciato più cazzi. Siamo sempre lì: la mera (nel senso del meretricio) visibilità mediatica. Il rubygate è diventato un'ufficio stampa, un carro dei vincitori sui quali salire e fregiarsi di farne parte, quando prima era assolutamente omertosamente top secret. Un po' come ammettere di votare democrazia cristiana, tanto tempo fa, o Forza Italia, poco tempo fa. Vincevano le elezioni, ma guai a trovare qualcuno che li aveva votati.


Che poi io, un ciuccione dalla Minetti, me lo farei fare (e voglio vedere chi mi da torto)

Se invece volete un'analisi sviscerata degli ultimi quindici anni di Berlusconismo vi consiglio di andare leggere il post di Niccolò Carli

* Resta comunque, senza se e senza ma, che la Ruby in questione all'epoca dei fatti era minorenne, anche se ne dimostrava di più quindi, penalmente, i presupposti ci sono tutti. Agli inquirenti e ai giudici l'ardua sentenza.