venerdì 20 febbraio 2009

Chiamate l'elettricista...

È 30 giorni che siamo al buio. Così ieri sera ho avuto modo di vedere 30 giorni di buio, film tratto dal fumetto 30 day of night (che è sostanzialmente anche il titolo originale del film, ma qua s’è pensato bene di adattarlo in buoi).



La trama, molto semplicemente, parla di una cittadina (oddio più un’accrocchio di case) in un buco di culo oltre il circolo polare artico dove, una volta all’anno per un mese intero, non sorge il sole. Tutto questo diventa una condizione naturale per un gruppo di vampiri che arriva in città a pasteggiare a base di sangue umano. I sopravvissuti devono barcamenarsi per evitare di diventare cibo per i succhiasangue. E basta. Mica vorrete che vi dica la fine?

Premesso che il fumetto non ho avuto il piacere di leggerlo, e di conseguenza non posso dire quanto il film sia stato fedele all’originale, ma la pellicola ha il gradevole pregio di farti restare incollato per vedere come va a finire. L’atmosfera del film è pervasa dall’angoscia dei protagonisti di essere stati testimoni dell’eccidio dei loro concittadini ma, come si conviene ad un film horror, anche di non fare la stessa fine. I vampiri sono resi ampiamente bene, sono sporchi, brutti e cattivi, ma vestono elegantemente.



Non è, a mio avviso, un film da vedere al cinema, ma possibilmente a casa (scaricato o in dvd). Luci spente e audio a manetta sono graditi.

martedì 17 febbraio 2009

Il cavaliere fantasma

Ieri sera, dopo un po’ che avrei voluto vederlo, sono riuscito a sintonizzarmi davanti alla messa in onda di Ghost Rider. Iniziamo con il dire che il personaggio a me garba un sacco. Sarà il teschio fiammeggiante o perché sotto sotto è un metallaro (e non potrebbe essere altrimenti con tutte quelle borchie e catene). Graficamente è un personaggio fico e, con i giusti sceneggiatori, potrebbe spaccare a tutti e non di poco. Datelo in mano ad un Garth Ennis al meglio e avrete un cazzutissimo Spirito della Vendetta.



Ma, ahimè, non stiamo parlando di Ennis, ma di Mark Steven Johnson. Lo stesso che ha diretto Daredevil. Sì, proprio quello lì, quello che poi ha prodotto Elektra. Ecco. In questo caso si è occupato sia di dirigere, sia scrivere la sceneggiatura e il risultato ottenuto è un pilota di due ore. Perché le premesse sono buone se si vuole fare un serie tv.

Ghost rider presenta parecchie lacune: la sceneggiatura è scialba, la regia è basilare (nulla a che vedere con i primi due Spider-man, The Dark Knight o l’Hulk di Ang Lee) ma sono apprezzabili la fotografia, mentre è quasi da dimenticare la sezione effetti speciali. Alcune cose fatte bene (le trasformazioni da Johnny Blaze a Ghost Rider sono decenti) altre scadenti (il teschio è fatto decisamente male e non presenta neanche un’accenno di texture). Non ne esce indenne neanche il doppiaggio il quale dà allo Spirito della Vendetta un doppia voce acuta. Guardatevi una qualsiasi immagine di Ghost Rider e non vi verrà in mente una voce da scheletro presa da L’armata delle Tenebre (per quanto adori il film di Sam Raimi).



Insomma... Se non s’è capito, il film di Ghost Rider mi ha un po’ deluso. Però in compenso c’era Eva Mendes che fa la sua parte nonostante non mi faccia impazzire né fisicamente né come attrice.



domenica 8 febbraio 2009

Old same mistakes, newcoming mistakes

Una brutta, brutta Italia. Questa è l'analisi della partita. Non c'è molto da dire. Al di là dell'esperimento di Bergamasco a mediano di mischia, un ruolo che non è suo, quella che ieri ha affrontato l'Inghilterra è stata un'Italia inguardabile. Errori alla mano, la touche, da sempre uno dei nostri punti chiave, completamente neutralizzata. Mi chiedo cosa succederà sabato prossimo con l'Irlanda, reduce da una splendida e solida prova contro la Francia e che si candida a papabile vincitrice del Torneo.
Adesso si parla di richiamare in nazionale Paul Griffen, ma forse era il caso di richiamarlo fin dall'inizio, vista l'impossibilità di avere i mediani titolari, e
chissenefrega se ha 30 e passa anni, quando si lavora d'urgenza si chiamano i senatori che garantiscono esperienza e sicurezza nel ruolo.

giovedì 5 febbraio 2009

Aspettando il 6

Sulla Panchina aspetto il 6. Non manca molto, dovrebbe arrivare fra poco. È da marzo dell'anno scorso che lo aspetto. Mi sono passati davanti nel frattempo 3 test a giugno e altri 3 a novembre, ma ora tocca al 6.
Il 6 ha un fascino particolare. Sarà l'aria che si respira, l'emozione per ogni minuto vissuto. Sarà per l'atmosfera di festa che si respira. Qua non ci sono stranieri, ma rugbysti.
Il 6 sta arrivando. Cazzo, non ci posso credere. Adesso, per me, c'è un'autentica indigestione di rugby, fra Heineken Cup, Super14 e Premiership, ma il 6... oh il 6... il 6 ha la sua genuina voglia di giocare. La voglia di vincere, di fare bene, di mettersi in gioco. Provare, avanzare, schiacciare. Il 6 mi ricorda quando ancora, nel 2000, non c'era questa esplosione mediatica sul rugby ed era per me l'unica occasione di vedere una partita di rugby perché di riuscire a vedere altri campionati e tornei mi era impossibile.
Il 6 è alla decima edizione, eppure è il torneo più antico al mondo. Perché prima del 6 c'era il 5. E prima del 5 c'era il Championship. Il Championship esiste ancora, seppur in forma diversa, all'interno del 6. Ora si chiama Triple Crown.
Il 6... Il 6... Il 6...
Il 6 sta arrivando...